8/29/2008

Resto del Carlino

Villa Vitali una piccola Verona:nell'arena grandi eventi estivi

La nuova Villa Vitali è piaciuta. Quasi 2000 spettatori alla serata inaugurale. Di Ruscio: "Era un dovere restituire questo spazio alla città e alla provincia"
Fermo, 29 agosto 2008- Quando Fermo decide di riscoprire il suo lato mondano fa sempre le cose in grande. Ogni serata evento al Teatro dell'Aquila è sempre il trionfo dell'eleganza e nessuno che manca mai. Oggi c'è un altro posto da frequentare assolutamente, un altro regno d'arte e bellezza che si svela sotto le stelle d'estate. E' tornata Villa Vitali, è tornata con un volto tutto nuovo per cominciare a scrivere una storia diversa senza dimenticare il passato. Sullo sfondo il palazzo, l'arena si apre come un anfiteatro classico e sembra la pietra incastonata su un anello che diventa prezioso. Lo stesso Carlo Valentini che ha curato il progetto ha parlato di un lavoro fatto in punta di piedi, per non disturbare tutti i fantasmi e le storie che la villa conserva.
E allora, l’altra sera, c'era tutto il mondo che conta alla festa inaugurale, a ricevere gli ospiti il sindaco Saturnino Di Ruscio, appena rientrato da un breve periodo di ferie, quasi commosso: "E' bellissimo ricevere qui i fermani, bello restituire loro uno spazio che andava assolutamente valorizzato come merita. Da oggi abbiamo una zona in più per vivere la nostra vocazione di città d'arte e di cultura". Lo stesso Gianluca Frinchillicci, direttore del prestigioso museo polare che la villa custodisce, non ha mancato all'appuntamento e osservava perplesso la gran folla che in un attimo ha riempito il giardino. Il conte Giulio Vinci Gigliucci, presidente di Antiqua Marca Firmana, commentava: "Ero davvero curioso di scoprire come avessero fatto a sistemare in questo angusto spazio ben 1400 posti a sedere. Mi pare che il risultato sia senz'altro entusiasmante, c'è grazia ed eleganza. Fermo merita questa città, peccato che la formula all'aperto poco si adatta alla musica classica, basta un attimo e il vento si porta via note ed emozioni".
Sorridente e per nulla provata dal viaggio olimpico a Pechino è apparsa Clarissa Claretti, atleta fermana che ben ha figurato ai giochi e che ha ricevuto un riconoscimento dalla sua città: "Mi sarebbe piaciuto portare in dono stasera una bella medaglia, non è andata così ma conservo ugualmente ricordi preziosi, i più belli per un'atleta e sono felice di essere qui per questa festa grande". Tanti vip e politici, ma tantissima gente comune che per settimane ha dato la caccia agli ultimi posti disponibili, giovani e meno giovani tutti a commentare, osservare, approvare con un cenno del capo.
Emozionata Gabriella Bracalente nel ricordare il giardino della villa qualche anno fa: "Mi è sempre piaciuto passeggiare qui, all'ombra. Vedere una tale eleganza è un'emozione, sono felice della nuova vita che villa Vitali sta per cominciare". Flora, Maria e Grazia hanno indossato l'abito elegante e non sarebbero mancate per nulla al mondo: "E’ vero, i fermani hanno il dovere di essere qui. Questa villa è nella nostra storia e tocca a noi portare qui dentro vita e entusiasmo". E' giovanissimo Giovanni Donati ma pure lui, da bravo fermano, ama quest'angolo della città: "L'arena così com'è oggi mi ricorda lo Sferisterio di Macerata, è come avere a casa una piccola Arena di Verona. E' bellissimo essere qui e questa serata calda di fine estate è l'ideale per festeggiare questo ritorno".
Angelica Malvatani

8/28/2008

Iniziative Polari

Questo fine settimana è caratterizzato da due iniziativa che a pochi km di distanza coinvolgono le attività polari del progetto "Carta dei Popoli Artici" ed in particolare dello scambio di disegni.

Ad Urbisaglia (MC) ci sarà una mostra dedicata al progetto "Amici dal Mondo" e a Mogliano (MC), nell'ambito dei Festa Ambiente, organizzata da Lega Ambiente, sarà presente uno stand dedicato anche alle ultime iniziative polari, curato da Giorgio Marinelli, presidente della Perigeo onlus.

(Nella foto Giorgio Marinelli - Islanda, ph. G.Frinchillucci)

8/22/2008

partecipazione trasmissione radiofonica


Questa sera sono stato invitato ha partecipare alla trasmissione radiofonica "Con Parole Mie" di Radio Rai 1, in onda dalla città di Fermo e condotta dal bravissimo Umberto Broccoli.

Laregistrazione può essere ascoltata domani su Radio Rai Uno dalle dalle 14:07 alle 15:00.
Ho parlato del prossimo convegno che stiamo organizzando sugli indiani del nord America insieme a Paolo Dioguardi e a Lida Di Iorio.

Sono un grande ammiratore di Umberto Broccoli e sono molto contento di esser stato di nuovo invitato ad una sua trasmissione.

Per me è la terza volta che partecipo ad una trasmissione di Broccoli:

la prima in televisione, la seconda lo scorso anno e di nuovo oggi.

é possibile ascoltare la registrazione dello scorso anno sul sito:


mentre prevedo di mettere presto online anche la registrazione video.

8/13/2008

I signori della Tundra

Resoconto mostra Passo Pordoi Centro di Formazione dl Club Alpino Italiano

Inaugurazione della mostra sui popoli siberiani Nenets – I Signori della Tundra, nell’ambito del progetto Carta dei Popoli Artici.Passo Pordoi, 25 luglio 2008 Centro di Formazione Bruno Crepaz.

Interventi di Annibale Salsa, Vinicio Vatteroni, Fausto De Stefani, Aldo Scaiano, Michele Pontrandolfo


- Perché occuparsi dell’Artico e delle popolazioni native? La figura di Bruno Crepaz e il Centro di Formazione per la montagna del CAI. (a cura di Aldo Scaiano)

La mostra è stata inaugurata da Annibale Salsa, Presidente del CAI Club Alpino Italiano, con significative e toccanti parole: “Esistono legami profondi – ha detto – tra lo spirito esplorativo degli studiosi d’oggi, che hanno realizzato le immagini di questa mostra, e l’anima profonda, originaria, che ha dato vita al nostro Sodalizio. Anche i padri del Club Alpino erano esploratori: scienziati, geologi, appassionati di montagna. Studiavano le terre alte per scoprire la storia geologica del pianeta. Mi sembra che il loro spirito, la loro sete di conoscenza e la passione per la scoperta, rivivano negli esploratori polari di oggi. L’evento che inauguriamo riveste particolare valore per due motivi: perchè appunto si lega alle origini del Club Alpino, e perchè contribuisce a porre lo stesso Sodalizio all’avanguardia nella sensibilizzazione verso i cambiamenti climatici e verso civiltà portatrici di culture minoritarie”.

L’apertura della mostra ha visto la partecipazione di diversi dirigenti del Cai, dai Vice-Presidenti Nazionali Valeriano Bistoletti e Umberto Martini, a Francesco Carrer del Comitato Direttivo Centrale, a Emilio Bertan presidente GR Veneto; oltre a Gianni Pezzei, Vicesindaco di Livinallongo; l’alpinista Fausto De Stefani, l’esploratore Michele Pontrandolfo e Aldo Scaiano, Presidente del Circolo Polare e co-organizzatore della mostra insieme a Gianluca Frinchillucci e Luciana Vagge Saccorotti.
Bepi Cappelletto, responsabile del Centro Bruno Crepaz ha fatto gli onori di casa e inaugurato la giornata del Convegno. I lavori sono stati aperti da Vinicio Vatteroni, Responsabile Nazionale CAI per i convegni e le iniziative culturali, che ha sottolineato come uno degli obiettivi principali dell’iniziativa sia “di stimolare soci e i visitatori ad avvicinarsi alla conoscenza delle culture di altri popoli”.
Fausto dei Stefani ha posto l’eccento sull’importanza di capire e di tutelare le popolazioni native dagli eventi che stanno coinvolgendo l’area artica in seguito al forte cambiamento climatico: “Solo nell’incontro diretto con altri popoli e altre culture – ha detto – saremo in grado di apprezzare le bellezze che il mondo ci offre. L’iniziativa che inauguriamo oggi può essere un momento prezioso per sensibilizzare il pubblico su uno straordinario patrimonio culturale che purtroppo rischiamo di perdere”.

Michele Pontrandolfo ha illustrato la sua esperienza nel raggiungimento del il Polo Nord Magnetico a piedi, percorrendo 72 giorni a piedi e da solo; inoltre, ha risposto alle molteplici domande del pubblico, prevalentemente composto da giovani. Annibale Salsa, Presidente Generale del Club Alpino Italiano, ha sottolineato il concetto di “alpinismo orizzontale” come fondamentale per comprendere lo spirito delle esplorazioni. Le montagne non possono essere solo ascese in verticale, ma deve esserci un momento di conoscenza diffusa del territorio. Analogamente, i poli del pianeta vanno intesi, a giudizio di Salsa, come “l’ultimo regno del sogno per l’uomo”.
Aldo Scaiano ha illustrato la Carta dei Popoli Artici, nata da un’idea di Gianluca Frinchillucci, esploratore e Direttore dell’Istituto Geografico Polare di Fermo, fatta propria dal CNR Polarnet e dal IPY - Comitato Organizzatore dell’Anno Polare Internazionale e dal Circolo Polare.In Italia ha avuto il Patrocinio del CAI Club Alpino Italiano.La Carta dei Popoli Artici è un progetto che vuole far conoscere il territorio e le popolazioni native dell’Area Artica, soggetta a un forte cambiamento climatico che sta generando nuove e delicate prospettive geo-politiche e territoriali.

Per maggiori informazioni e leggere tutto l'articolo di Aldo Scaiano:


Musei Scientifici di Fermo

Il centro Bruno Crepaz

Bruno Crepaz era compagno di cordata di Enrico Mazzoli e ora ne centro a Lui dedicato c'è la nostra mostra dei "Signori della Tundra".
Riporto una scheda preparata da Aldo Scaiano per illustrare sia il centro che la figura del grande alpinista.
Il Centro di Formazione per la Montagna “Bruno Crepaz”

Il Centro di Formazione per la Montagna “Bruno Crepaz” è la struttura polifunzionale a livello nazionale del Club Alpino Italiano dedicata ad ospitare le attività tecniche, scientifiche, didattiche promosse dagli organi centrali e periferici e dalle sezioni del C.A.I..
E’ dedicato alla memoria del forte alpinista triestino Bruno Crepaz, ospita inoltre analoghe iniziative promosse dalle altre associazioni alpinistiche aderenti all’U.I.A.A..
Si trova al Passo Pordoi, a m. 2.239 s.l.m., sulla SS n. 48 delle Dolomiti a circa 12 Km da Canazei (Trento) e 9 Km da Arabba (Belluno), sul confine tra le regioni del Veneto e del Trentino-Alto Adige.

(scritto ripreso da una bacheca esposta nella sala conferenze del Centro Bruno Crepaz).

Uno scritto autobiografico di Bruno in “alpinismo perché” (1981) riporta:
“evidentemente ci deve essere stata una specie di predisposizione naturale che mi ha spinto in questa direzione, derivante magari dalle mie origini: i miei avi paterni erano infatti gente di montagna, di Pieve di Livanallongo, mentre dall’altro lato, un bisnonno marinaio dalmato era stato protagonista di una leggendaria spedizione al Polo Nord.
Mi piace pensare che da questo miscuglio di cromosomi, impressionati da visioni di tramonti sulle pareti Nord della Civetta e di aurore boreali sulla banchisa polare, derivi l’attrazione che la montagna esercita su di me e lo confermerebbe anche il genere di alpinismo che prediligo, quello esplorativo, dove la ricerca del nuovo, l’avventura, si sovrappongono all’aspetto puramente tecnico della scalata.
Fin dall’inizio dell’attività ho dato preferenza alle prime ascensioni, alle salite invernali, ai gruppi meno noti delle Alpi o di altre catene europee o extraeuropee. Un riallacciarsi alle tradizioni dell’alpinismo triestino, ma anche un bisogno quasi istintivo di ricerca, di esplorazione, di completamento delle mie conoscenze, di senz’azioni e di esperienze nuove.
Ma soprattutto è il desiderio di lasciare qualcosa di incognito, non di razionalizzare tutto, di non barare nel rapporto con la montagna per cercare di toglierle il suo ruolo naturale di più forte che mi spinge in questo modo, per esempio a non usare i chiodi ad espansione oppure ad evitare vie che già conosco o molto chiodate.
Forse il comportarmi cosi è stata la mancanza di alcune vie di moda nell’elenco delle mie ascensioni, ma forse per questo riesco ancora a trovare l’entusiasmo dei primi tempi - anche se sono passatoi più di vent’anni - ed a considerare sempre la montagna come un modo di vivere, per me il più valido”.
Questi gli ideali che hanno ispirato e caratterizzato la vita alpinistica di Bruno Crepaz iniziata nel 1947 e conclusasi tragicamente sulla cresta S del Langtang Lirung ( Himalaya nel Nepal) il 18 ottobre 1982.
In questo arco di tempo si contano al suo attivo più di 600 salite riguardanti in maggior parte ripetizioni delle vie classiche di Comici, Solleder, Tissi, Preuss, Cassin, Buhl, ecc. nelle alpi Giulie, nelle Dolomiti e nelle alpi occidentali, assieme alle prime ascensioni anche invernali, alle attività sci-alpinistiche e alle numerose esplorazioni extra-alpine in Turchia, Grecia, Montenegro, Alti Tatra, Bulgaria, Spagna, Marocco, Air (Niger), Iran.
Appassionato di sci di fondo, oltre a svolgere una notevole attività promozionale a favore dei giovani, ha partecipato a numerose gare di fondo e gran fondo, tipo Marcialonga e Vasaloppet.
Notevole il suo rapporto, come dirigente, alla vita associativa della sezione XXX ottobre prima quale componente il Direttivo sezionale poi come Vice Presidente e infine Presidente. Nel comitato di coordinamento VFG ah ricoperto la carica di Vice Presidente. Membro de Club Accademico è stato Segretario e Presidente del Gruppo Orientale. La sua esperienza e le sue capacità lo hanno portato a far parte di varie commissioni a livello nazionale, ricordiamo tra le altre, quale rappresentante del C.A.A.I. all’ U.I.A.A. per il problema della classificazione delle difficoltà. È stato segretario e anche presidente della Fondazione Berti.
Anche se schivo, era un alpinista eccezionale, un dirigente capace, entusiasta, un promotore di iniziative nuove, un trascinatore. Per questo, e ancora oggi, è difficile per quelli che l’hanno conosciuto, colmare il vuoto che ha lasciato.

Progetto Carta dei Popoli Artici

ARTICO – IN OCCASIONE DELL’ANNO POLARE INTERNAZIONALE RAGGIUNTO DA DUE TRIESTINI CAPO TRIESTE, NELLA TERRA DI FRANCESCO GIUSEPPE, A 80° E 37’ DI LATITUDINE NORD


Si è proficuamente conclusa sabato scorso la spedizione della nave russa Polaris alla Terra di Francesco Giuseppe, organizzata dal tedesco Andreas Umbreit in occasione dell’Anno Polare Internazionale 2007 - 2009.

Sulla nave era presente un gruppo di studiosi e di appassionati di astronomia i quali, nel pomeriggio del 31 luglio, hanno potuto osservare nel Mare di Barents un’eclisse totale di Sole, avvenuta – cosa piuttosto rara in quelle zone - con condizioni di cielo quasi sereno.
Concluse le osservazioni astronomiche, la nave s’è inoltrata tra le isole che formano la Terra di Francesco Giuseppe, dove un gruppo di Glaciologi, diretti dal russo Aleksey I. Sharov ha posizionato su alcuni ghiacciai degli speciali rilevatori GPS, destinati a registrare la loro futura evoluzione. Detto lavoro, ufficialmente inserito fra le ricerche dell’Anno Polare Internazionale in corso, servirà a indicare come il surriscaldamento del pianeta stia modificando i ghiacci dell’Artico, con possibili conseguenze di rilievo sul clima dell’intera Terra.
Alla spedizione hanno preso parte pure i triestini Ondina e Enrico Mazzoli, quest’ultimo responsabile dell’Area Storica del progetto “Carta dei Popoli Artici”, coordinato dal direttore del Etnografico Polare di Fermo Gianluca Frinchillucci.
Nell’ambito di tale progetto, avente per fine lo studio della presenza umana – anche in termini storici - nelle regioni polari, Mazzoli ha potuto visitare alcuni dei siti legati alle esplorazioni e alle ricerche scientifiche effettuate in questa terra sperduta tra i ghiacci, e ciò nel 135° anniversario della sua scoperta, avvenuta il 30 agosto del 1873 ad opera del tedesco, ma triestino d’adozione, Carl Weyprecht.
Rientrato dalla spedizione, Weyprecht volle che a un promontorio roccioso della “Champ Island”, avvistato dal suo compagno d’avventura Julius Payer nel corso delle esplorazioni della Terra di Francesco Giuseppe effettuate nel corso dell’estate del 1874, fosse dato il nome di “Cap Trieste”, e un altro vicino promontorio fosse dedicato alla città di Fiume. Il raggiungimento di Cap Trieste costituiva la meta più settentrionale della spedizione della Polaris, meta alla quale una quindicina di giorni prima aveva dovuto rinunciare, a causa dei ghiacci che ne impedivano l’avvicinamento.
Nel pomeriggio del 4 agosto, nonostante l’imperversare di un forte vento lo sbarco a Cap Trieste ha invece potuto avere luogo, consentendo così a Enrico e Ondina Mazzoli di essere quasi certamente i primi triestini a tornare, dopo 135 anni, nella Terra di Francesco Giuseppe e a toccare quel punto geografico posto a 8o° e 37’ di latitudine Nord, dedicato alla loro città.
Tra le altre cose, la spedizione ha potuto riscontrare come quest’anno i ghiacci della banchisa risultassero insolitamente estesi verso sud, in evidente controtendenza con gli ultimi anni, quando gli stessi tratti di mare ora ghiacciati s’erano presentati perfettamente navigabili.

Nella foto: Ondina e Enrico Mazzoli dispiegano a Cap Trieste, assieme al capo della spedizione Andreas Umbreit, la bandiera della loro città.

Nella mappa: la freccia indica il luogo in cui si trova Cap Trieste, sulla Champ Island.

8/08/2008

Solidarietà

In questi giornbi ho letto di alcune polemiche riguardo il soccorso sul Nanga Parbat, riporto il tetso trovato sul sito di Karl

Calorosi ringraziamenti! - Herzlichen Dank!

A nome di Karl, sentiamo il dovere di ringraziare Agostino da Polenza di Montagna.tv e tutta la Sua equipe per essere stati così pronti ad aiutare I nostri amici in difficoltà. Bentornati Walter e Simon!
Vi aspettiamo per un forte abbraccio. Grazie Per il bellissimo piatto ricordo, che avete fatto con il Vostro cuore, e che ricorda Karl per essere stato a "Fairy Meadow" (prato delle fiabe). Già nel 1° comunicato, Karl scriveva che in questo posto passavano gli angeli. Adesso Karl fa parte di uno di loro.Grazie per non aver mollato e per aver portato Karl sempre con voi, questo dimostra che la via che aveva scelto era fattibile. Karl è stato solo vittima di un incidente. Purtroppo non possiamo riabbracciarlo assieme ai suoi compagni con tutta la gloria, gloria che avrebbe ben meritato. Grazie a tutti gli amici, parenti, vicini che in questi momenti cosidifficili non ci hanno lasciati soli, sempre pronti a dare una mano.

Grazie anche a tutti i visitatori che hanno lasciato un augurio, un Pensiero di condoglianze, un augurio affettivo e di conforto.

Non piangiamo il nostro caro Karl ma siamo contenti di averlo conosciuto, stella alpina che cresceva sempre più all'orizzonte e che adesso continua a brillare negli occhi della Sua cara famiglia.

E a tutte le voci critiche cosa dire? ognuno é libero di avere la sua opinione.

Chi ha conosciuto Karl sa che era una persona semplice e umile, sempre consapevole in quello che faceva e della responsabilitá che aveva andando in montagna.
Ognuno ha diritto di vivere la sua vita e quella di Karl era Particolarmente intensa.

Dio del cielo Signore delle cime
un nostro amico
hai chiesto alla montagna....
Santa Maria
signora della neve
copri col bianco
soffice mantello
il nostro amico il nostro fratello
Su nel paradiso lascialo andare per le Tue montagne
Silke con Alex, Miriam e Marcoi genitori di Karl Caterina, Erich e fratello Peter e il suo coordinatore e amico Herbert Mussner

Aderisco anch'io all'appello di Solidarietà del soccorso alpino Catores con la fam. Unterkircher


"Per soddisfare il desiderio di tanti amici della montagna che vogliano dimostrare la loro solidarietà nei confronti della famiglia del nostro caro compagno Karl, il soccorso Alpino CATORES ha aperto un conto per le offerte con la parola chiave Nanga Parbat".

Banca: Cassa Rurale Raiffeisen di Selva Val Gardena Nome: Unterkircher KarlNumero conto: 000302020076IBAN: IT 30 Q 08238 58680 000302020076SWIFT: RZSBIT21055

8/05/2008

Il profumo dell'Anima


Il profumo dell’anima,
come gli uomini si “sentono”

Alberto Leoncini

(Cacciatore inuit, Groenlandia Orientale, ph. G.Frinchillucci)


Non si tratta di una maldestra rimasticatura di qualche cultura orientale, con un pizzico di sincretismo, fatta dall’aspirante guru di turno, bensì una pregnante iniziativa tenutasi a Porto San Giorgio (AP) il 17 luglio con l’intento anzitutto di fare il punto sui grandi scambi culturali che vedono il maceratese e le Marche come crocevia e poi di ampliare la riflessione sull’incontro fra le culture e il dialogo fra i popoli attraverso la rivisitazione dei grandi personaggi che nel corso della storia se ne sono fatti promotori.
Ben più complesso è stato rispondere alla questione sull’atteggiamento teorico che deve stare a fondamento di chi si rapporta con l’alterità a livello umano, anche perché forse una risposta vera e univoca non ci sarà mai, poiché è sempre labile il confine fra incontro dialogico e inclusivo e negazione della propria identità d’origine. Ciò a livello di riflessione puramente teorica, perché in realtà tutti noi sappiamo che la quotidianità ci abitua a ben più significative bassezze. Preceduta da un concerto del chitarrista spagnolo Ruben Parejo, la serata, svoltasi a villa Murri, ha avuto come relatori Gianluca Frinchillucci, direttore del Museo Polare “Silvio Zavatti” e coordinatore del progetto “Carta dei popoli artici” e Filippo Mignini docente all’Università di Macerata e direttore del Centro Studi “Matteo Ricci”. Ha moderato Cesare Catà, assessore alla cultura di Porto San Giorgio. L’ampia partecipazione di pubblico ha sicuramente rimarcato ulteriormente la pregnanza culturale dei temi che hanno formato l’oggetto della tavola rotonda, rendendo giusto merito alle prospettive di analisi che si sono susseguite in modo complessivamente coerente seppur apparentemente distanti in quanto a contesto e approccio.


Per Frinchillucci si è trattato della prima sortita pubblica dal ritorno della spedizione “Saxum”, che lo ha visto impegnato insieme ad altri ricercatori italiani nel distretto di Ammassalik (Groenlandia Orientale) fra i mesi di giugno e luglio 2008, durante la quale è stata compiuta, tra l’altro una mappatura genetica della popolazione maschile. I risultati della ricerca si preannunciano estremamente importanti ancorché incompleti al momento della relazione, pertanto dopo una breve descrizione delle attività dell’Istituto di cui è direttore e dei contenuti delle sue ricerche il fulcro della serata è stato il rapporto con le popolazioni indigene, con le quali ha avuto lunghe frequentazioni in Perù, Etiopia e Groenlandia, e sul concetto di profumo dell’anima come metodologia di creazione di un rapporto su un piano paritario con le popolazioni indigene
Il concetto di “profumo dell’anima” nella sua disarmante semplicità, affonda le radici nelle ancestrali conoscenze e intuizioni dell’uomo, difatti è uso presso quelle popolazioni annusare il palmo della mano degli altri individui al fine di sentire il profumo della loro anima e di coglierne la purezza o la malvagità partendo dall’assunto che un’anima malvagia sia putrida e dunque emani un odore sgradevole. Questa concezione è stata studiata da Frinchillucci e ne ha fatto oggetto di una importante relazione ad un convegno internazionale di antropologia di Parigi lo scorso anno. Sicuramente con la nostra ottica si tratta di un’ingenuità o quantomeno di un’usanza primitiva, ma certamente giudicarla con i nostri occhi che mai hanno vissuto a quelle latitudini e in quei contesti estremi, è un macroscopico errore valutativo. Le sensibilità dei popoli e la loro predisposizione verso il trascendente, infatti, si manifestano sotto multiformi aspetti e credo che il concetto di “profumo dell’anima” vada inserito all’interno del contesto mistico e spirituale tipico di quelle latitudini, che si rifà ad un concetto di umanità assai diverso dal nostro.


La tradizione esplorativa marchigiana, tuttavia, ha radici antiche: Matteo Ricci, gesuita ed evangelizzatore della Cina, era nativo di Macerata e l’impegno profuso nella sua vita è stato tutto volto ad adattare il messaggio cristiano alla realtà cinese, ben conscio del divario esistente fra le due concezioni culturali, pertanto ha indirizzato la sua missione alla “preparazione del terreno”. Condizione imprescindibile affinché il messaggio cristiano potesse trovare cittadinanza in una cultura che ancor oggi segna una cifra di profondo stacco dalla nostra e non sono casuali i problemi di convivenza che nella vita di tutti i giorni ci troviamo ad affrontare. Questo suo impegno è stato oggetto della relazione di Mignini, il quale ha posto l’accento sull’atteggiamento di Ricci nel porsi in una posizione dialogica ed empatica verso quella popolazione così diversa ma così piena di tradizioni e culture da non poter essere banalmente liquidata con un po’ di catechismo di circostanza. E non si può negare che abbia avuto esiti proficui, questo suo modo di porsi poiché ancor oggi Matteo Ricci e considerato una figura degna di grande stima e considerazione culturale prima ancora che spirituale.



A cura di Alberto Leoncini, inviato all’evento.
http://www.abcveneto.com/

8/04/2008

Dirigibile Italia", una base nel cuore del Polo Nord dove si svolgono diverse attività di ricerca



16.07.2008 20:07:21
La visita del sottosegretario Alfredo Mantica alla base "Dirigibile Italia"
Roberto Azzolini Coordinatore del network di Ricerca Polare, presente all'incontro, ha descritto la visita del sottosegretario Mantica

Ny-Alesund (Norvegia) - Ny-Alesund, come si legge sul sito del network di Ricerca Polare (Polarnet) gestito dal Centro di Ricerca Nazionale (CNR), è un importante nodo ed una stazione di riferimento in un network di osservatori sulla geofisica e l'ambiente artico. Dà la possibilità di raccogliere e gestire importanti dati di lungo termine sull'ambiente artico, di primaria importanza per lo studio di fenomeni globali. Facilita inoltre l'implementazione e lo sviluppo di una ricerca a livello mondiale attraverso la cooperazione internazionale.


Nel 1996 il CNR ha stabilito una Stazione Scientifica Artica a Ny-Alesund nel punto in cui nel 1928 la sfortunata spedizione di Umberto Nobile è partita con il dirigibile "Italia". In onore delle vittime della spedizione, su 15 persone a bordo del dirigibile 7 morirono, la base ha assunto il nome "Dirigibile Italia". Nei 350 metri quadri che ospitano i laboratori, connessi attraverso la rete di computer di Ny-Alesund con il sistema scientifico internazionale, le attività che si svolgono sono molte. Dalle ricerche sul clima e l'atmosfera a quelle sulla biodiversità marina, passando per l'idrologia, per fare alcuni esempi. Lunedì 14 luglio, per commemorare le vittime della spedizione guidata da Umberto Nobile e per testimoniare l'importanza della ricerca italiana, il sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, ha visitato la base "Dirigibile Italia". Roberto Azzolini, Coordinatore del network di Ricerca Polare, presente all'incontro, ha descritto la visita del sottosegretario.

Come si è svolta la visita?
Il 14 luglio scorso, in occasione degli 80 anni della spedizione del Dirigibile Italia di Umberto Nobile, la stazione artica "Dirigibile Italia" del Consiglio Nazionale delle Ricerche, situata a Ny-Ålesund, nelle Isole Svalbard, si è collegata in diretta via satellite con la base italo-francese "Concordia" in Antartide grazie al coordinamento tecnico dalla sede centrale del CNR di Roma. Si è trattato del primo collegamento diretto in teleconferenza tra Ny-Alesund (Artico) e Concordia (Antartide) gestito dall'Italia ed è avvenuto durante la visita presso la base artica Dirigibile Italia del Sottosegretario al Ministero degli Esteri, Sen. Alfredo Mantica e del Sottosegretario agli Esteri norvegese Dott. Elisabeth Walaas, accompagnati dall'Ambasciatore Italiano ad Oslo Rosanna Coniglio, da personale diplomatico del Ministero e dell'Ambasciata, nonché personale della stampa e della RAI. Per il CNR erano presenti il Dr Giuseppe Cavarretta, direttore del Dipartimento Terra e Ambiente ed il Dr. Vito Vitale responsabile scientifico del progetto CCTower.

Tutti hanno espresso grande apprezzamento ed emozione per l'evento. Il sottosegretario agli esteri sen Alfredo Mantica, il sottosegretario agli esteri Norvegese, dr. Elisabeth Walaas ed il personale diplomatico e scientifico presente hanno percepito la portata storica di questo primo collegamento fra Ny-Alesund e Concordia, gestito con efficacia e professionalità da un ente di ricerca che ha una presenza autorevole in entrambe le aree. Il Sottosegretario Se. Alfredo Mantica ha voluto sottolineare che la sua presenza a Ny-Alesund è stata una testimonianza dell'attenzione del governo italiano ed ha assicurato il suo impegno per il futuro. Si è augurato che l'Italia sia autorevolmente presente in Artico, come lo era in passato, ora che l'Europa guarda all'Artico con sempre maggiore interesse scientifico ed economico. Il Presidente del CNR Luciano Maiani sottolineato l'importanza strategica delle aree polari nello studio dei cambiamenti climatici e dei loro effetti economici e sociali, ed il ruolo del CNR (e più in generale dell'Italia) in questo scenario. Maiani ha ricordato che il Cnr è il principale organismo per coordinamento della ricerca in Italia e come tale è impegnato a farsi interprete degli indirizzi strategici del gorverno in materia di ricerca scientifica. Il sottosegretario norvegese Elisabeth Valaas ha auspicato che l'attenzione dei governi al ruolo strategico delle aree polari (e dell'artico in particolare) si traduca in un aumento di cooperazione e in un concreto supporto alla ricerca scientifica da parte dei governi. Il prof. Cavarretta, fra l'altro, ha ricordato che gli investimenti in questo settore sono investimenti per le future generazioni in quanto riguardano conoscenze e metodologie per la salvaguardia dell'ambiente globale. Nel corso della visita è stato firmato un importante accordo di cooperazione fra CNR e KB (la socetà norvegeste di gestione della base scientifica di ny-alesund) per la costruzione di una torre italiana per lo studio dei cambiamenti climatici. La torre, in alluminio, sarà altra 30 metri e ospiterà strumentazione italiana ed internazionale, in ambito di specifiche cooperazioni, per l'acquisizione di misure utili allo studio di processi fisici chimici e dinamici della troposfera e dello strato limite di particolare rilievo per la comprensione dei cambiamenti climatici. Una torre gemella è già installata in Antartide a Concordia. L'iniziativa, promossa e finanziata dal Dipartimento Terra e Ambiente, si inserisce nelle attività del Network Polare del CNR Polarnet e rappresenta un significativo contributo del CNR all'Anno Polare Internazionale. Il coordinamento scientifico è affidato al Dott. Vito Vitale dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima di Bologna.

La visita, secondo le stesse parole del sottosegretario Mantica, ha voluto testimoniare l'importanza della ricerca italiana. Al di là di queste dichiarazioni, quale è l'importanza che lo Stato italiano tributa alla ricerca, in particolare alla vostra attività al Polo?
I finanziamenti per la ricerca Polare, hanno subito una drastica riduzione a partire dal 2006. -60% per il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide e -70% per l'Artico, in netta controtendenza con quanto ha fatto tutti gli altri paesi impegnati in ricerche polari (tutti i principali paesi industrializzati del mondo), soprattutto grazie all'Anno Polare Internazionale (2007-2008) che ha visto un impegno straordinario in questo settore, dal quale l'Italia è stata sostanzialmente tagliata fuori. L'attività che si è riuscita a svolgere è dovuta al completamento di iniziative già avviate in passato ed ad uno straordinario sforzo del CNR (Diparimento Terra e Ambiente) per garantire una minima, ma qualificata, presenza italiana in Artico.

Come si svolge la vita all'interno della base?
La base artica è occupata quando vi si devono svolgere campagne di ricerca. Per il rimanente periodo è vuota, come quasi tutte le stazioni internazionali di Ny-Alesund. le campagne di ricerca riguardano gruppi di 3-10 persone che risiedono in Base tutto il tempo necessario alla ricerca, che generalmente richiede da un mnimo di 2 settimane ad un massimo di tre mesi. La Base puo' ospitare fino ad un massimo di 7 ricercatori con la loro strumentazione, e fornisce 5 laboratori ed una officina.

News ITALIA PRESS

Dirigibile Italia", una base nel cuore del Polo Nord dove si svolgono diverse attività di ricerca

16.07.2008 20:07:21
La visita del sottosegretario Alfredo Mantica alla base "Dirigibile Italia"
Roberto Azzolini Coordinatore del network di Ricerca Polare, presente all'incontro, ha descritto la visita del sottosegretario Mantica

Ny-Alesund (Norvegia) - Ny-Alesund, come si legge sul sito del network di Ricerca Polare (Polarnet) gestito dal Centro di Ricerca Nazionale (CNR), è un importante nodo ed una stazione di riferimento in un network di osservatori sulla geofisica e l'ambiente artico. Dà la possibilità di raccogliere e gestire importanti dati di lungo termine sull'ambiente artico, di primaria importanza per lo studio di fenomeni globali. Facilita inoltre l'implementazione e lo sviluppo di una ricerca a livello mondiale attraverso la cooperazione internazionale.


Nel 1996 il CNR ha stabilito una Stazione Scientifica Artica a Ny-Alesund nel punto in cui nel 1928 la sfortunata spedizione di Umberto Nobile è partita con il dirigibile "Italia". In onore delle vittime della spedizione, su 15 persone a bordo del dirigibile 7 morirono, la base ha assunto il nome "Dirigibile Italia". Nei 350 metri quadri che ospitano i laboratori, connessi attraverso la rete di computer di Ny-Alesund con il sistema scientifico internazionale, le attività che si svolgono sono molte. Dalle ricerche sul clima e l'atmosfera a quelle sulla biodiversità marina, passando per l'idrologia, per fare alcuni esempi. Lunedì 14 luglio, per commemorare le vittime della spedizione guidata da Umberto Nobile e per testimoniare l'importanza della ricerca italiana, il sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, ha visitato la base "Dirigibile Italia". Roberto Azzolini, Coordinatore del network di Ricerca Polare, presente all'incontro, ha descritto la visita del sottosegretario.

Come si è svolta la visita?
Il 14 luglio scorso, in occasione degli 80 anni della spedizione del Dirigibile Italia di Umberto Nobile, la stazione artica "Dirigibile Italia" del Consiglio Nazionale delle Ricerche, situata a Ny-Ålesund, nelle Isole Svalbard, si è collegata in diretta via satellite con la base italo-francese "Concordia" in Antartide grazie al coordinamento tecnico dalla sede centrale del CNR di Roma. Si è trattato del primo collegamento diretto in teleconferenza tra Ny-Alesund (Artico) e Concordia (Antartide) gestito dall'Italia ed è avvenuto durante la visita presso la base artica Dirigibile Italia del Sottosegretario al Ministero degli Esteri, Sen. Alfredo Mantica e del Sottosegretario agli Esteri norvegese Dott. Elisabeth Walaas, accompagnati dall'Ambasciatore Italiano ad Oslo Rosanna Coniglio, da personale diplomatico del Ministero e dell'Ambasciata, nonché personale della stampa e della RAI. Per il CNR erano presenti il Dr Giuseppe Cavarretta, direttore del Dipartimento Terra e Ambiente ed il Dr. Vito Vitale responsabile scientifico del progetto CCTower.

Tutti hanno espresso grande apprezzamento ed emozione per l'evento. Il sottosegretario agli esteri sen Alfredo Mantica, il sottosegretario agli esteri Norvegese, dr. Elisabeth Walaas ed il personale diplomatico e scientifico presente hanno percepito la portata storica di questo primo collegamento fra Ny-Alesund e Concordia, gestito con efficacia e professionalità da un ente di ricerca che ha una presenza autorevole in entrambe le aree. Il Sottosegretario Se. Alfredo Mantica ha voluto sottolineare che la sua presenza a Ny-Alesund è stata una testimonianza dell'attenzione del governo italiano ed ha assicurato il suo impegno per il futuro. Si è augurato che l'Italia sia autorevolmente presente in Artico, come lo era in passato, ora che l'Europa guarda all'Artico con sempre maggiore interesse scientifico ed economico. Il Presidente del CNR Luciano Maiani sottolineato l'importanza strategica delle aree polari nello studio dei cambiamenti climatici e dei loro effetti economici e sociali, ed il ruolo del CNR (e più in generale dell'Italia) in questo scenario. Maiani ha ricordato che il Cnr è il principale organismo per coordinamento della ricerca in Italia e come tale è impegnato a farsi interprete degli indirizzi strategici del gorverno in materia di ricerca scientifica. Il sottosegretario norvegese Elisabeth Valaas ha auspicato che l'attenzione dei governi al ruolo strategico delle aree polari (e dell'artico in particolare) si traduca in un aumento di cooperazione e in un concreto supporto alla ricerca scientifica da parte dei governi. Il prof. Cavarretta, fra l'altro, ha ricordato che gli investimenti in questo settore sono investimenti per le future generazioni in quanto riguardano conoscenze e metodologie per la salvaguardia dell'ambiente globale. Nel corso della visita è stato firmato un importante accordo di cooperazione fra CNR e KB (la socetà norvegeste di gestione della base scientifica di ny-alesund) per la costruzione di una torre italiana per lo studio dei cambiamenti climatici. La torre, in alluminio, sarà altra 30 metri e ospiterà strumentazione italiana ed internazionale, in ambito di specifiche cooperazioni, per l'acquisizione di misure utili allo studio di processi fisici chimici e dinamici della troposfera e dello strato limite di particolare rilievo per la comprensione dei cambiamenti climatici. Una torre gemella è già installata in Antartide a Concordia. L'iniziativa, promossa e finanziata dal Dipartimento Terra e Ambiente, si inserisce nelle attività del Network Polare del CNR Polarnet e rappresenta un significativo contributo del CNR all'Anno Polare Internazionale. Il coordinamento scientifico è affidato al Dott. Vito Vitale dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima di Bologna.

La visita, secondo le stesse parole del sottosegretario Mantica, ha voluto testimoniare l'importanza della ricerca italiana. Al di là di queste dichiarazioni, quale è l'importanza che lo Stato italiano tributa alla ricerca, in particolare alla vostra attività al Polo?
I finanziamenti per la ricerca Polare, hanno subito una drastica riduzione a partire dal 2006. -60% per il Programma Nazionale di Ricerca in Antartide e -70% per l'Artico, in netta controtendenza con quanto ha fatto tutti gli altri paesi impegnati in ricerche polari (tutti i principali paesi industrializzati del mondo), soprattutto grazie all'Anno Polare Internazionale (2007-2008) che ha visto un impegno straordinario in questo settore, dal quale l'Italia è stata sostanzialmente tagliata fuori. L'attività che si è riuscita a svolgere è dovuta al completamento di iniziative già avviate in passato ed ad uno straordinario sforzo del CNR (Diparimento Terra e Ambiente) per garantire una minima, ma qualificata, presenza italiana in Artico.

Come si svolge la vita all'interno della base?
La base artica è occupata quando vi si devono svolgere campagne di ricerca. Per il rimanente periodo è vuota, come quasi tutte le stazioni internazionali di Ny-Alesund. le campagne di ricerca riguardano gruppi di 3-10 persone che risiedono in Base tutto il tempo necessario alla ricerca, che generalmente richiede da un mnimo di 2 settimane ad un massimo di tre mesi. La Base puo' ospitare fino ad un massimo di 7 ricercatori con la loro strumentazione, e fornisce 5 laboratori ed una officina.

News ITALIA PRESS

8/02/2008

"La montagna chiama"

"Sono nato il 27.08.1970 e vivo con la mia famiglia a Selva di Val Gardena ( Dolomiti- Alto Adige ). Da ragazzo le mie attività sportive erano il calcio e lo sci. Dopo la scuola media svolsi la professione di meccanico d´auto e a 15 anni la voglia di avventura mi fece provare le prime arrampicate in montagna. Al servizio militare, nei paracadutisti alpini, il mio ruolo fu quello di istruttore militare di alpinismo.
Nel 1997 dopo diversi anni di attività alpinistica sono riuscito a concludere gli esami da guida alpina e da allora la mia passione divenne una realtà professionale." (Karl Unterkircher).


Ultimo comunicato - Campo base, 13.07.2008

È il 13. Luglio. Sono straiato nella mia tenda e provo a continuare a leggere. Ma non riesco a concentrarmi, la mia mente è fissata su quella parete. La parete Rakhiot, su quel stramaledetto seracco in mezzo alla parete. In quella fascia di ghiaccio, che ci ostruisce la via di salita.
Un mese fa quando arrivammo al campo base, questa parete mi fece paura. Le foto invece, danno l’impressione che faccia parte del mondo delle fiabe. La parete vista da “Fairy Meadows” si erge con tutta la sua maestosità per 3 chilometri verso il cielo.
Ben 9 chilometri di placconata separano la vetta del Ganalo Peak ad ovest dalla vetta di Rakhiot ad est. Però sono le scariche di ghiaccio che mi procurano paura.

Sono appesi dappertutto su questa montagna, sicuramente già da secoli fanno tremare tutta la valle ed inducono la gente del paese ad avere rispetto e sacralità. Dal basso mi è parsa una montagna ostica, tanto da lasciarmi perplesso e scettico per tutto il periodo che siamo qui.E` una missione pericolosa! Probabilmente affronteremo la montagna come degli assaltatori di prima fila in guerra. Ma invece delle armi avremmo le piccozze e i ramponi. Dovremmo prestare tanta attenzione, scegliendo la linea con il minor pericolo. Quella che abbiamo individuato corrisponde più o meno alla linea già scelta a casa. Ormai da una settimana teniamo d’occhio tutti i giorni la seraccata per registrare ogni minimo cambiamento. Quella fascia di seracchi, che per noi è l’enigma della salita, quella che potrebbe compromettere il successo. Sin dal ns. ritorno dal Chongra abbiamo ripreso le ns. forze abbastanza velocemente, la voglia cresce, siamo fiduciosi e gasati. Quattro giorni fa abbiamo portato un carico della nostra attrezzatura sulla morena glaciale sotto la parete. Sono 500 metri di dislivello dal campo base che ci farà risparmiare un po’ di energie il 1° giorno di salita. Nonostante l’evidente pericolo anche Walter e Simon sono motivati e convinti di salire. Nella mia mente però, il fattore della responsabilità, mi procura ansia, pensando frequentemente a casa, ai miei cari. La cosa migliore onde evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto.Qualche giorno prima di partire per questa spedizione, uscendo da un bar, sono inciampato in un vaso di fiori che faceva da bordo sulla strada statale. Mi sono rovesciato, avevo ai piedi solo i sandali e così ho sbattuto il ginocchio sull’asfalto, procurandomi un dolore allucinante. Mi sono rialzato ed ho continuato a camminare, zoppicavo dal dolore, però sentivo che il ginocchio era rimasto illeso. Probabilmente se passava una macchina in quell’istante, mi avrebbe sicuramente investito. Il barista, un mio caro amico, uscì di corsa chiedendomi se mi fossi fatto male, non avevo più fiato per parlare. Probabilmente avrà pensato: “vuole andare a fare i 8000 metri e non sta neanche in piedi a 1500 metri”. Il destino ha voluto che mi succedesse niente ed è per questo che sono adesso qui, qui sotto la parete Rakhiot. Fin’ora tutto è andato come da programma, mica ci tireremo indietro adesso? Domani al mattino saliamo alla morena, lo zaino sarà abbastanza pesantello, in più abbiamo gli sci da portare. Aspetteremo fino a quando sarà buio, perché di giorno fa troppo caldo. Se non è nuvolo, la luna sarà dalla nostra parte. Il seracco intermedio deve fare il “bravo” da 8 a 10 ore, non chiediamo poi tanto?! Sfrutteremo una costola nevosa fino sotto la fascia di rocce. Essa non dovrebbe creare problemi. Se poi nella giornata di martedì riusciamo a saltare sopra al “nostro” seracco intermedio allora saremo a cavallo del pilastro! Dopodiché toccherà a noi! A resistere alla fatica e a superare la parete con maestria. Una volta che avremo raggiunto il pianoro sommatale, punteremo la vetta. Abbiamo viveri e gas per sciogliere neve per almeno 5 giorni.…speriamo in bene! La discesa è prevista per la via di Hermann Buhl del ’53. Il nostro staff al campo base ci consiglia invece di scendere dalla via “normale”, per la parete Diamir. Chissà: “forse” gli ho detto, tutto dipenderà da tanti fattori. Inshallah!! ( Come Dio vorrà )
Un saluto affettuoso da Karl Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer

8/01/2008

CAI

Sede Nazionale del CAI (Milano)

Da sinistra:
Gianluca Frinchillucci
Annibale Salsa, Presidente CAI Nazionale
Aldo Scaiano , Presidente Circolopolare
Vinicio Vatteroni, Responsabile Eventi e Manifestazioni del CAI